
mercoledì 12 maggio 2010
5) CONTRO LA VIOLENZA

4) CONSULTORI E ASILI NIDO

3) ABORTO


2) DIVORZIO

1) DIRITTO DI FAMIGLIA
Nel 1972 si cominciò a pensare di riscrivere alcune vecchie leggi che risalivano ai primi anni del fascismo, è questo portò alla approvazione del nuovo diritto di famiglia, avvenuta nel 1975. Queste furono le innovazioni più importanti: - Separazione nel matrimonio fra rito religioso è rito civile. - Riconoscimento dei figli nati fuori dal matrimonio. - Depenalizzazione dell’adulterio femminile. - Comproprietà dei beni acquisiti dopo il matrimonio. - Patria potestà riconosciuta anche alla madre. In seguito sarebbe stata cancellata dal codice penale l’attenuante per delitti d’onore, e sarebbe cessato l’obbligo per le ragazze minorenni di accettare il "matrimonio riparatore".
1968, UNA DATA IMPORTANTE PER LE CONQUISTE DELLA DONNA!!

PERCORSO DELLE RIVENDICAZIONI FEMMINILI FINO AL 1968...

venerdì 7 maggio 2010
1968... GLI STUDENTI SCENDONO IN CAMPO!
Il profondo sommovimento iniziato in quell'anno durerà oltre un decennio, e coinciderà con una radicale modernizzazione complessiva del paese. Ad accendere la miccia sono gli studenti universitari. Nell'autunno del 1967 occupano gli atenei di tutte le principali città del centro-nord, con la sola esclusione di Roma.
Nel mirino della contestazione ci sono sopratutto la connotazione classista del sistema
dell'istruzione, denunciata anche da una parte del mondo cattolico a partire da don Lorenzo Milani autore del severo atto d'accusa Lettera a una professoressa, e l'autoritarismo accademico, interpretato come addestramento a un consenso e a una passività globali, per nulla limitati allo specifico universitario.
La critica del movimento studentesco, i cui principali testi teorici vengono elaborati nelle università di Pisa, Torino e Trento, si appunta tanto contro il sistema capitalistico quanto contro le organizzazioni della sinistra, accusate di aver rinunciato a qualsiasi ipotesi di trasformazione radicale dell'esistente.
Di fronte al dilagare delle occupazioni i rettori chiedono l'intervento della polizia. Occupazioni, sgombri e nuove occupazioni si susseguono. A Torino, Palazzo Campana, sede delle facoltà umanistiche, viene sgombrato e rioccupato più volte in un braccio di ferro che si concluderà con un diluvio di denunce ai danni degli occupanti. Il 2 febbraio viene occupata l'università di Roma, la più grande d'Italia. Alla fine del mese, il rettore D'Avack fa intervenire la polizia.
Il giorno dopo, primo marzo, un corteo di protesta arriva a Valle Giulia, sede della facoltà di architettura, e forza i blocchi della polizia. Gli scontri durano per ore. L'eco è enorme. I giornali, in edizione straordinaria, parlano di "battaglia". Con i fatti di Valle Giulia il movimento studentesco si sposta definitivamente dal piano di una protesta universitaria a quello della contrapposizione frontale con l'intero assetto sociale.
Nella cultura del movimento confluiscono i diversi filoni di pensiero critico e di protesta sociale
che avevano costellato gli anni '60: l'elaborazione delle riviste della sinistra non istituzionale e quella dei vari gruppi cattolici dissenzienti; la critica alla società dei consumi elaborata dalla Scuola di Francoforte e da Herbert Marcuse nel suo celebre "L'uomo a una dimensione" e i fermenti terzomondisti innescati dalle lotte di liberazione dei popoli ex coloniali e dalla guerra nel Vietnam; l'"antipsichiatria" praticata da Franco Basaglia nell'ospedale di Gorizia e il movimento libertario giovanile sviluppatosi negli anni del "beat italiano". Inizialmente meno visibile, ma destinata ad affermarsi sempre di più negli anni successivi, sino a mettere in discussione l'intera impostazione politica del movimento, è l'originale versione del femminismo impostata da alcune pensatrici italiane.
Nel mirino della contestazione ci sono sopratutto la connotazione classista del sistema

La critica del movimento studentesco, i cui principali testi teorici vengono elaborati nelle università di Pisa, Torino e Trento, si appunta tanto contro il sistema capitalistico quanto contro le organizzazioni della sinistra, accusate di aver rinunciato a qualsiasi ipotesi di trasformazione radicale dell'esistente.
Di fronte al dilagare delle occupazioni i rettori chiedono l'intervento della polizia. Occupazioni, sgombri e nuove occupazioni si susseguono. A Torino, Palazzo Campana, sede delle facoltà umanistiche, viene sgombrato e rioccupato più volte in un braccio di ferro che si concluderà con un diluvio di denunce ai danni degli occupanti. Il 2 febbraio viene occupata l'università di Roma, la più grande d'Italia. Alla fine del mese, il rettore D'Avack fa intervenire la polizia.

Nella cultura del movimento confluiscono i diversi filoni di pensiero critico e di protesta sociale

EXCURSUS
Verso la fine degli anni Sessanta circolava in Occidente un clima di ottimismo. Il progresso culturale, economico e scientifico sembrava preparare un'era di pace, sicurezza, ricchezza e comodità; il Cristianesimo stesso, con l'appena concluso Concilio Vaticano II, sembrava avviato verso l'unione dei cristiani delle varie confessioni religiose e la riconciliazione con la "modernità". Le tre figure simboliche di Kennedy, Krusciov e Giovanni XXIII avevano incarnato queste speranze tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Eppure, come ammoniva san Paolo, quando tutti annunciano "pace e sicurezza", proprio allora bisogna temere l'arrivo di una sciagura: o un colpo di mano diabolico che si approfitta della ingenuità umana, o un castigo divino che risveglia alla dura realtà, o entrambe le cose. Molti segni evidenti smentivano questo facile ottimismo. Il rilassamento dei costumi aveva favorito il sonno delle coscienze e aveva provocato una grave fragilità sociale. La "cultura della rivolta" circolava liberamente nelle scuole, nella letteratura, nel giornalismo, negli spettacoli, soprattutto nella musica giovanile. La propaganda sinistrorsa esaltava idee, personaggi e comportamenti "trasgressivi" e incitava a nuove forme di "lotta di classe": quelle tra vecchi e giovani, tra insegnanti e scolari, tra genitori e figli, tra marito e moglie, tra uomo e donna, tra clero e laici. La ribellione giovanile, la contestazione scolastica, la rivolta sindacale, la dissidenza ecclesiale, la rivoluzione sessuale cominciavano già a manifestarsi in forme marginali e pittoresche, che venivano guardate con simpatia o antipatia, ma non venivano comprese né combattute nella loro gravità.
Questa propaganda dell'assoluta libertà di pensiero e di parola pretendeva ormai di realizzarsi in un'assoluta libertà di azione. Il tranquillo conformismo degli anni Sessanta stava per essere rovesciato dalla "rivolta globale", favorita non da un clima di moralistica repressione, come immaginavano gli psicoanalisti, bensì da un clima di rilassatezza e permissivismo (la "dolce vita") che rifiutava non solo l'autorità, il lavoro e il sacrificio, ma anche l'ordine, la società, la civiltà.
Questa propaganda dell'assoluta libertà di pensiero e di parola pretendeva ormai di realizzarsi in un'assoluta libertà di azione. Il tranquillo conformismo degli anni Sessanta stava per essere rovesciato dalla "rivolta globale", favorita non da un clima di moralistica repressione, come immaginavano gli psicoanalisti, bensì da un clima di rilassatezza e permissivismo (la "dolce vita") che rifiutava non solo l'autorità, il lavoro e il sacrificio, ma anche l'ordine, la società, la civiltà.
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