Il movimento delle donne in quegli anni era molto forte, e con la sua presenza massiccia all’interno di organizzazioni storiche come l’UDI o le cattoliche respingeva regolarmente i chiari tentativi dei partiti di cavalcarlo. Le richieste delle donne sull’applicazione delle nuove leggi erano mirate e precise, non generiche. La legge prevedeva i consultori? Ecco che nelle città e nei piccoli centri le donne affollavano le assemblee comunali, imponendo una “presenza” che non lasciava spazio a scappatoie. Anche gli assessori più refrattari erano costretti a trovare in tutta fretta un locale (magari anche solo uno scantinato) e un medico non obiettore che lo gestisse. Se in qualche quartiere di Milano mancava l’asilo nido - come prevedeva la legge - l’allora sindaco Tognoli si ritrovava un gruppo di donne sedute davanti al portone di Palazzo Marino con un cartello che diceva: “Tognolino siamo qua“. E non per un giorno solo: le donne si davano il cambio per 5, 10, 15 giorni, finché l’asilo nido non saltava fuori.
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